L'intervistato è Alberto Magnaghi, architetto urbanista, professore emerito dell'Università di Firenze. L'intervistatore è Gabriele Invernizzi, giornalista.
Professor Magnaghi,
lei è stato il coordinatore scientifico del Pptr, il Piano
paesaggistico territoriale della regione Puglia. Il suo papà, insomma...
Qual è stata l'idea di fondo che ha ispirato questo piano che oggi
viene considerato un modello da seguire, non solo in Italia ma anche in
Europa?
L'idea
di fondo del Piano, che applica creativamente il Codice dei beni
culturali e del paesaggio e la Convenzione europea del paesaggio, è una
interpretazione identitaria e patrimoniale del paesaggio
regionale. E' una interpretazione non solo finalizzata allo sviluppo
dell'economia turistica (che in molti casi consuma risorse e distrugge
paesaggio) ma è assunta come insieme di “elementi costruttivi”
(ambientali, territoriali, paesaggistici, produttivi, culturali,
artistici) che vanno messi in valore per elaborare un nuovo modello di
sviluppo endogeno e durevole: un modello che punta allo sviluppo di un
“pensiero meridiano” che sappia interpretare i propri valori identitari
come risorse collettive utili a elevare la qualità della vita producendo
beni utili al mondo e, dunque, ricchezza durevole. Il Codice dei beni
culturali e del paesaggio ci impone di trattare i valori paesaggistici
di tutto il territorio regionale, dunque non solo le eccellenze
paesaggistiche ma anche la riqualificazione delle aree degradate, le
periferie, le zone industriali, le aree dell'abbandono e così via. In
altre parole, si tratta di progettare l'elevamento della qualità dei
“mondi di vita della popolazione”, così come la Convenzione europea
interpreta il paesaggio, attraverso la cura e la reinterpretazione
innovativa dei suoi giacimenti patrimoniali.
Nel
Pptr questa idea di fondo si è concretizzata su tre assi fondamentali.
Uno: mettere in atto strumenti di democrazia partecipativa per fare del
Piano uno strumento culturale di costruzione di cittadinanza attiva
verso l'autogoverno dei beni comuni territoriali e la produzione sociale
del paesaggio. Due: incrementare la conoscenza, l'interpretazione
storico-strutturale e la rappresentazione identitaria dei patrimoni
paesaggistici della Puglia al fine di individuare delle regole
statutarie che guidino le trasformazioni future verso la conservazione
attiva e l'aumento di valore del patrimonio stesso attraverso la sua
reinterpretazione innovativa. Tre: costruire una visione progettuale del
Piano grazie a progetti regionali capaci di “infrastrutturare” il
territorio attivando un nuovo modello di sviluppo fondato sulla
valorizzazione del patrimonio stesso: la rete ecologica regionale
integrata, il patto città-campagna con i parchi agricoli
multifunzionali, i parchi periurbani e la riqualificazione delle
periferie, le regole per lo sviluppo della produzione energetica locale,
la rete regionale per la mobilità dolce, il progetto di valorizzazione
delle coste e delle città dell'interno, l'organizzazione per sistemi
territoriali dei beni culturali e così via.
Insieme agli amici il Pptr ha anche molti nemici. Chi sono?
Sono
i portatori di interessi privati abituati a rendite selvagge, a usi
privatistici degli ingenti finanziamenti pubblici, a produzioni edilizie
e urbanistiche di bassa qualità. Sono quelli che hanno contribuito a
erodere il patrimonio paesaggistico e del territorio agroambientale
della Puglia. Tutti costoro sono certamente lesi da un Piano che difende
una visione socialmente produttiva dei valori patrimoniali del
territorio, ovvero un “bene comune” prezioso per il futuro
socioeconomico della Puglia che non ammette più edificazioni selvagge
delle coste, urbanizzazioni diffuse di casermoni e capannoni di bassa
qualità, impianti fotovoltaici nei campi agricoli, infrastrutture
distruttive delle identità ambientali, territoriali e paesaggistiche
locali. Quanti accusano il Pptr di bloccare l'espansione infinita delle
urbanizzazioni nelle campagne hanno ragione: il Piano blocca l'abnorme
consumo di suolo per convertire l'attività edificatoria verso la
riqualificazione edilizia, urbanistica ed energetica delle
urbanizzazioni esistenti, riattivando la multifunzionalità del
territorio agricolo.
Lei sa certamente che il Comune di Cisternino ha rispolverato il vecchio progetto della Strada dei Colli...
Ecco
un altro progetto, come tanti progetti di infrastrutture in Italia,
avulso da una qualsiasi utilità funzionale e sociale dimostrata e
condivisa... Qui l'utilità va ricercata solo negli interessi dei
finanziatori e dei costruttori delle infrastrutture stesse: è una
utilità che si ispira a un modello di sviluppo miope che sfrutta il
territorio e il paesaggio storico distruggendoli con una falsa idea di
“modernizzazione”.
Lei
conosce bene il territorio tra Cisternino e Ostuni, i Colli appunto,
sui quali dovrebbe passare la nuova strada. Come si conciliano quel
paesaggio e quell'ambiente con una colata di asfalto e cemento, con
tanto di rotatorie, guard-rail, pannelli fonoassorbenti, gas di
scarico, inquinamento acustico?
Non
si conciliano affatto. Per la Murgia dei Trulli il Pptr prevede una
valorizzazione dei caratteri paesaggistici che recuperi l'identità
profonda di quel paesaggio costituito da una campagna abitata (che è il contrario di urbanizzata) unica nel contesto regionale della “Puglia grande” delle città e degli immensi spazi agricoli. La campagna abitata
è dotata di una fitta trama di piccole unità produttive agricole, lotti
mediamente di mezzo ettaro con trame più ampie intorno alle masserie,
organizzate su uno straordinario mosaico di stradine, sentieri, muretti
a secco, annessi rurali e trulli, che ha storicamente domesticato un
substrato geologico di valli carsiche e rocce affioranti, disegnando un
fitto tessuto di uliveti, vigneti, frutteti e creando un rapporto
virtuoso fra agricoltura e architettura urbana e rurale.
Contro
la Strada dei Colli si è mobilitata una larga parte dell'opinione
pubblica, sono state raccolte oltre quattromila firme, c'è stata una
manifestazione di piazza.
I
comitati del No, le mobilitazioni “contro” come pure i vincoli
paesaggistici da soli non bastano. Al progetto di “distruzione” del
paesaggio bisogna opporre la forza di un progetto di “ricostruzione”. La
cultura del vincolo non è in grado di frenare il processo in atto di
“smontamento” pezzo per pezzo del paesaggio della campagna abitata che lascia il posto alla campagna urbanizzata
con la residenza turistica e le trasformazioni d'uso dei trulli, la
sostituzione dei campi coltivati con i giardini esotici e le piscine, la
distruzione dei muretti a secco con il tufo e il cemento,
l'abbattimento di ulivi monumentali e così via. Un vero progetto di
territorio deve saper ricostruire in forme nuove il rapporto virtuoso
tra agricoltura e territorio, deve alimentare un processo di ripopolamento rurale,
un movimento di “ritorno alla terra” connesso a nuove forme colte di
agricoltura contadina, di filiere integrate di produzioni di qualità e
tipiche, di ospitalità diffusa, di servizi urbani, verso un modello
socioeconomico agroterziaro avanzato.
Belle parole, professore. Ma nei fatti?
Un
piccolo ma significativo esempio di questa strada di riconversione
ecologica e produttiva della Murgia dei Trulli esiste. E' il
Conservatorio botanico dei Giardini di Pomona in contrada Figazzano a
Cisternino. Il parco agricolo per la conservazione delle cultivar
storiche di interesse alimentare (fichi, melograni, agrumi, gelsi,
azeruoli, erbe aromatiche) si accompagna al recupero delle filiere
tradizionali, dei sapori e delle tecniche produttive locali e
sostenibili: dalle acque della rete delle cisterne tradizionali sino al
trattamento del compost dei rifiuti, al recupero dei trulli,
dell'edilizia rurale, della masseria, dei muretti a secco, dei sentieri,
dell'artigianato locale delle ceramiche; e poi iniziative promozionali
culturali e scientifiche internazionali, l'ecoturismo, le visite
guidate, i cicli di conferenze , le attività per le scuole e così via.
Ecco, su un territorio come questo, che ha recuperato il paesaggio
rurale storico, la forza produttiva innovativa, la bellezza
paesaggistica e un futuro economico, nessuno
oserebbe proporre di farci passare una Strada dei Colli...
Invece
siamo al punto che per aggirare i vincoli del Pptr il Comune di
Cisternino sta chiedendo una serie di “deroghe” e, a quanto ne sappiamo,
la Regione sembra disposta a cedere al compromesso. In fondo, si dice,
la strada sarà più stretta del previsto... Ma basta togliere 75
centimetri di asfalto a corsia di marcia per conciliare il progetto (a
firma Technital, a proposito...) con il Pptr?
Ho
già detto che in ogni intervento come questo della Strada dei Colli si
confrontano due visioni di futuro. Spero che la Regione Puglia attivi
presto i progetti del suo Pptr che comportano molte opere urbanistiche,
infrastrutturali, ambientali, urbane, rurali, insomma un gigantesco
cantiere regionale che farebbe partire il nuovo modello di sviluppo
fondato sulla messa in valore dei beni patrimoniali del territorio e del
paesaggio. Se invece non mette in atto questo new deal del territorio, allora sì che la Regione si troverebbe a dover contrattare i 75 centimetri di asfalto...
D'altra
parte, un Pptr è una faccenda politicamente molto delicata. Non è forse
vero che Renato Soru, il governatore della Sardegna, è caduto proprio a
causa del piano territoriale?
La
posta in gioco è molto alta, può determinare schieramenti trasversali
tra le forze della conservazione e dell'innovazione. Soru è caduto per
mano di una alleanza tra la destra e una consistente area PD del suo
governo, entrambe portatrici di un'idea di sviluppo fondata su
interesse immobiliari.
Angela
Barbanente, assessore regionale al Territorio nonché urbanista di
formazione, si trova al centro di pressioni e polemiche avanzate dai
nemici del Pptr. Che cosa può fare?
Come
vicepresidente della Regione dovrebbe accelerare l'approvazione del
Piano utilizzando il suo ruolo interassessorile per avviare prima della
fine della legislatura i progetti del Pptr che sono multisettoriali e
integrati, e coinvolgono diversi assessorati, perchè oltre a territorio,
ambiente e paesaggio ci sono agricoltura, infrastrutture e trasporti,
politiche energetiche e economiche, turismo, cultura... Perchè è questa
la sfida del Pptr.
E il presidente Vendola?
Non mi sembra che fino a ora si sia occupato molto del Pptr. Spero lo faccia adesso, nella fase decisiva della sua approvazione.
note:
intervista su Repubblica: http://bari.repubblica.it/cronaca/2013/09/20/news/il_patrimonio_della_puglia_a_rischio_fra_cemento_pannelli_e_pale_eoliche-66976877/
note:
intervista su Repubblica: http://bari.repubblica.it/cronaca/2013/09/20/news/il_patrimonio_della_puglia_a_rischio_fra_cemento_pannelli_e_pale_eoliche-66976877/
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